Presentazione del “Progetto scuola”

di avv. Barbara Lodi

 

Se hai solo un martello in mano, tutto ciò che incontri sono chiodi” scrisse lo psicologo e filosofo Paul Watzlawick, sulla teoria della comunicazione umana.

La curiosità ed il desiderio di declinare socialmente la professione (o la vocazione) di Avvocato sono stati i motori che hanno spinto alcuni di noi ad avvicinarsi al mondo della scuola.

Per molti versi un mondo che alcuni, in ambito personale, già conoscevano per essere a loro volta genitori di figli in età scolare; per altri versi, una dimensione spesso vilipesa, normativamente troppe volte svilita, educativamente non compresa nel suo altissimo potenziale.

Essere alunni significa essere parte di una comunità interagire e realizzare la propria personalità in un gruppo, condividendone le regole del gioco seppur ciascuno porti con sé un bagaglio a mano composto da variegati fattori: familiari, di appartenenza, sociali che insieme costituiscono indubbiamente il substrato più colorato.

Quando si affronta una ricerca spinti dalla curiosità e dal desiderio di conoscere dimensioni “altre” rispetto alla propria, il nostro istinto, già così composto, ci guida indubbiamente verso lidi che sono assonanti con noi.

Perché la scuola dunque?

I ragazzi in età scolare sono fuor di dubbio personalità in crescita, che si misurano con i pari e con gli educatori, per formarsi come adulti del domani.

Fuor di retorica, noi avvocati abbiamo sentito che questi fossero i nostri interlocutori privilegiati, con i quali condividere un'esperienza formativa.

Associazione Valeria, di Milano, è stata l’illuminazione che, attraverso la nostra ricerca abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

L’Associazione, nata a Milano nel 1996 dal felice incontro di intenti di un’avvocata, una giudice di pace ed una giudice minorile (www.associazionevaleria.com), ci ha permesso di avvicinarci a ciò che il nostro istinto stava cercando e sperimentare che si può essere ad vocatus partendo proprio dalla scuola.

Le colleghe ci hanno parlato con entusiasmo di questa parte della loro attività meno forense eppure molto civica: i progetti con i quali il diritto sa entrare nel mondo della scuola senza formalismi e sa plasmarsi con il linguaggio, la sensibilità e la curiosità degli studenti.

L’Associazione Valeria ha messo a disposizione di APF saperi e competenze, testimoniate dall’agire sul campo, che hanno lasciato nel piccolo gruppo di partenza il grande desiderio di esportare dalla realtà meneghina i progetti legati alla scuola.

Un lavoro di squadra, di studio, di sperimentazione ci ha permesso di dare forma a quanto avevamo in mente per realizzare questo ambizioso compito di fare entrare il diritto nelle aule scolastiche, senza tediare, ma con l’intento molto “socratico” di far uscire dai ragazzi quello che il loro sentire civico già aveva seminato nelle loro menti e nella loro emotività.

Per parlare con i ragazzi in età scolare, tuttavia, non è stato sufficiente fare appello all’arte dell’eloquenza insita nel nostro bagaglio di avvocati: è così che abbiamo affinato le nostre competenze comunicative (o, per molti versi, le abbiamo acquisite ex novo), tramite la guida che ci è stata offerta all’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (IUSVE).

Con la paziente ed illuminante bussola del Prof. Luca Crivellari abbiamo esercitato l’empatia, l’ascolto e l’assertività, dismettendo i panni del nozionismo ed imparando ad indossare quelli dell’interazione.

I progetti di APF possono definirsi quindi il frutto di questo impasto di saperi, di spinte emozionali, di curiosità e di competenze desiderose di formarsi.

I ragazzi, con la loro incredibile sensibilità e curiosità nell’essere piccoli adulti in formazione, hanno fatto il resto.

Dopo una prima parte necessariamente volta a fornire le nozioni di base, seppur mai finalizzata a trasformarsi in una lectio, ma sempre tesa a creare curiosità ed attenzione, le modalità con cui i progetti prendono forma sono caratterizzate dal role playing in cui sono i ragazzi ad essere protagonisti della creatività.

In questi anni in cui abbiamo sfidato anche la pandemia e siamo entrati nelle scuole con i distanziamenti approntando modalità miste tra la presenza ed il collegamento da remoto, abbiamo continuato a proporre progetti rivolti ai ragazzi della Scuola Secondaria di Primo grado che si articolano in tre differenti attività, distinte per anno.

Lo scopo è quello di rendere i contenuti adeguati all’età dei ragazzi e alle loro competenze scolastiche ma, al contempo, di costruire una continuità tra i tre interventi: il filo rosso delle regole, della convivenza civile, della consapevolezza del disvalore della lesione e delle condotte disfunzionali; ma anche la consapevolezza che il diritto può riscattare, rendere consapevoli, consentire sempre di esercitare l’emenda.

In fondo, quindi, il diritto può declinarsi come la favola in cui si è consapevoli che mai tutto è perduto, che c’è sempre una seconda possibilità, che il cambiamento è sempre praticabile.

In collaborazione con docenti attenti, competenti e disponibili, in particolare, abbiamo declinato tre progetti: il viaggio immaginario nel “Paese senza regole” in prima media, per sentire dentro sé la consapevolezza che vivere rispettandoci fa “stare bene”; la spinta a diventare grandi in seconda media e simulare una seduta parlamentare per sentirsi legislatori per un giorno, stimolando il senso della partecipazione e della cittadinanza attiva; infine, in terza media, far comprendere e sperimentare ai ragazzi in prima persona che cos’è l'imputabilità e quali sono le conseguenze impattanti  di un processo penale minorile.

Abbiamo imparato tanto, e tanto ancora vogliamo imparare da questi giovani adulti del domani, i cui occhi curiosi, in bilico tra l’infanzia e la paura di diventare grandi e nella tempesta delle incertezze dell’adolescenza, ripongono su di noi sincere stima e curiosità.

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