Atti persecutori

Molestie e minacce per ottenere il mantenimento per il figlio: condannata per atti persecutori l’ex moglie

07 GIUGNO 2024 di Avv. Anna Silvia Zanini La Suprema Corte, con sentenza n. 9878 del 17 maggio 2023, ha confermato la responsabilità penale dell’imputata per il reato di atti persecutori commesso ai danni dell’ex marito, oggetto di molestie e minacce da parte della donna, la quale, tra l’altro, effettuava ripetute e petulanti chiamate telefoniche, aventi ad oggetto la richiesta delle somme dovute a titolo di mantenimento così come determinate nel corso del giudizio, ed offendeva e ingiuriava l’ex marito, sia per il tramite delle comunicazioni telefoniche, sia per il tramite di scritte con vernice spray sulla saracinesca della parafarmacia di proprietà della sorella della persona offesa.

Pedinare l’amante del marito: reato di molestie o di stalking?

27 APRILE 2020 IL CASO. Tizia era stata condannata in primo grado per il reato di cui all’art. 612 bis c.p. per aver inviato una serie di sms ingiuriosi e minacciosi a Caia, che intratteneva una relazione sentimentale con suo marito, e per averla pedinata, fatti che si erano collocati in un arco temporale tra l’inizio e la fine dell’estate.

Stalking condominiale: quando il divieto di avvicinamento equivale a divieto di dimora

17 FEBBRAIO 2020 IL CASO. Caio viene indagato per il reato di atti persecutori e lesioni aggravate in danno di Sempronio, suo vicino di appartamento nel medesimo contesto condominiale.   Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dal PM Caio si sarebbe reso responsabile di una serie di condotte moleste e minatorie nei confronti di Sempronio che avrebbe insultato anche a cagione delle sue menomazioni fisiche che lo costringono sulla sedia a rotelle; in un’occasione l’indagato avrebbe anche colpito la persona offesa con un pugno al naso procurandole lesioni, ancorché di modesta entità.

Stalking: la procedibilità delle condotte successive alla querela

22 FEBBRAIO 2018 La Suprema Corte, con una recente pronuncia (Cass. pen. Sez. V n. 1930/2018), è tornata su una questione procedurale assai delicata. La Corte d’Appello di Torino, in riforma della sentenza del Tribunale di Aosta, aveva dichiarato non doversi procedere nei confronti dell’imputato del reato di cui all’art.
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