I diritti e i doveri del cittadino: cittadinanza attiva e solidarietà

di avv. Chiara Curculescu

 

Cosa si intende quando di parla di solidarietà e cittadinanza attiva? Questi due termini rimandano immediatamente ad una dimensione che proietta il singolo cittadino verso l’altro, all’appartenenza ad una collettività ed al mutuo sostegno e collaborazione tra i suoi membri, nonché alla consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri ed alla partecipazione alla vita democratica. Il largo utilizzo di queste espressioni, finanche il loro abuso, finisce tuttavia col renderle evanescenti, confuse, ed il rischio è quello di allontanarsi dal loro significato profondo, fortemente ancorato ai principi costituzionali, italiani e sovranazionali. Occorre allora anche domandarsi se, quando si parla di solidarietà, il riferimento sia limitato al volontariato e alla beneficienza o a qualcosa di più complesso, anche dal punto di vista giuridico.

Deve anzitutto osservarsi che il concetto di solidarietà e quello di cittadinanza attiva sono strettamente collegati tra di loro, e rientrano in un più ampio progetto culturale nato a partire dal dopo guerra e sviluppatosi nei decenni successivi assieme alla nascita e maturazione dell’Unione Europea.

Il preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea esplicita quelli che sono i valori fondamentali che sono condivisi dai popoli dell’Europa:

Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà”.

I concetti di libertà, uguaglianza e solidarietà sono tra loro connessi e legati a quello di cittadinanza attiva, e trovano il loro fondamento nel principio di dignità umana, che costituisce primo elemento costitutivo dello Stato costituzionale e, al contempo, fine cui le libertà riconosciute e tutelate dalle carte costituzionali debbono tendere.

I medesimi principi sono sanciti nel nostro ordinamento interno:

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

L’art. 2 della Costituzione italiana, definito anche quale chiave di volta dell’intero sistema costituzionale, esprime il c.d. principio liberale o personalista, in base al quale all’uomo – in quanto tale e non solo quale cittadino – sono riconosciuti e garantiti, presupponendone pertanto la preesistenza, i diritti inviolabili che consentono allo stesso il pieno sviluppo della propria persona. Tale principio, unitamente a quello di eguaglianza espresso nell’art. 3 della Costituzione, si concretizza nel principio cardine della nostra Repubblica, ossia il principio democratico. È dunque evidente la stretta connessione tra eguaglianza giuridica dei cittadini e principio liberale: si equa non est ne libertas quidem est (Cicerone, “De re publica”, II, 31).

Un aspetto indubbiamente fondamentale è che tali diritti inviolabili sono riconosciuti all’uomo non solo uti singulus, ma anche uti socius, con chiaro riferimento al fenomeno associativo e all’esplicazione del singolo uomo nella relazione con l’altro e nel compimento di azioni positive nei vari contesti sociali.

L’ultima parte dell’art. 2 introduce inoltre il tema dei doveri, riproponendone il concetto mazziniano che vuole diritti inviolabili e doveri inderogabili quali due facce della stessa medaglia: “La libertà non esiste senza uguaglianza, ma non esistono né uguaglianza né libertà senza una profonda coscienza dei doveri cui tutti siamo chiamati” (Mazzini, “Dei doveri dell’uomo”).

È da questa tensione, che avviluppa i diritti inviolabili ai doveri inderogabili, che consegue la pari dignità sociale dei cittadini. Ed è proprio in questa dimensione, che vede strettamente connessi i diritti inviolabili e la loro esplicazione nelle azioni umane, che deve trovarsi il fondamento dei concetti di solidarietà e di cittadinanza attiva. Ciò che infatti emerge dall’art. 2 della Costituzione è che, a fronte del riconoscimento dei diritti della persona, è richiesto l’adempimento del dovere di solidarietà, in base al quale “la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un'autorità, ma per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa” (Corte Cost. 75/1992): ecco allora che la solidarietà costituisce la base della convivenza sociale.

Il dovere di solidarietà si esplica a sua volta in tre dimensioni, anch’esse strettamente interconnesse: quella politica, riguardante la partecipazione alla vita pubblica, quella economica, attinente alla possibilità che a tutti i cittadini sia assicurato il soddisfacimento dei bisogni essenziali, e quella sociale. Si tratta di un dovere che permea l’agire dell’uomo-cittadino in tutte le sue manifestazioni, tanto che risulta esserne diretta espressione e concreta specificazione anche il principio di correttezza e buona fede contrattuale che impone a ciascuna delle parti del rapporto obbligatorio di agire in modo da preservare gli interessi dell’altra, implicando pertanto un obbligo di reciproca lealtà di condotta.

La cittadinanza attiva, intesa quale partecipazione dei cittadini informati alla vita comunitaria e quale loro coinvolgimento nei processi democratici, è espressione del principio e valore fondante della solidarietà, e si caratterizza quale insieme di azioni collettive e forme organizzative finalizzate alla tutela ed implementazione dei diritti.

Cercando dunque di trovare una risposta al quesito che ci si è posti inizialmente, si deve riconoscere alla solidarietà il ruolo di valore fondante della società e del vivere insieme, nonché di strumento per l’evoluzione della persona. È allora un concetto che assume un valore proprio e distinto da quelli di beneficienza, assistenza e volontariato, che sono della stessa l’espressione e la più diretta realizzazione.

È chiaro che se la solidarietà si esplica e si realizza attraverso l’attivismo civico e il compimento di azioni quotidiane di promozione della coesione sociale, rivestono un ruolo assolutamente fondamentale l’educazione e la formazione dei cittadini alla pari dignità sociale degli individui, ciascuno caratterizzato da specifiche diversità nonché diseguaglianze sociali ed economiche e, perciò, bisognoso di solidarietà. In tal modo, non solo lo Stato, ma anche il cittadino ha il compito di rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3 Cost.), consentendo il passaggio da un’eguaglianza meramente formale ad un’eguaglianza sostanziale.    

In tale ottica, sono stati attivati nelle scuole percorsi di insegnamento relativi alla cultura della legalità ed al rispetto dei principi costituzionali che riflettono l’impegno delle politiche istituzionali verso la promozione dell’educazione al rispetto delle diversità e della solidarietà.

Per lo sviluppo di una completa consapevolezza critica finalizzata all’azione solidale è però fondamentale che l’educazione alla cittadinanza veda coinvolte le formazioni sociali a tutti i livelli: certamente la scuola, ma anche tutte le forme extrascolastiche e la famiglia.

Ok
Questo website usa solamente cookies tecnici per il suo funzionamento. Maggiori dettagli