Gli interventi di APF nelle scuole del Veneto

Classi prime

di avv. Doriana Casagrande

Nelle classi prime, è stato realizzato il progetto “Ma noi, come ci regoliamo?”, rispondente al duplice intento di focalizzare l’attenzione dei ragazzi sull’esistenza di regole di varia natura, che vanno rispettate quale condizione minima e necessaria per il convivere civile, e quella più significativa di promuovere una riflessione sulle scelte che ciascuna persona può compiere nel momento in cui, “incrociata” una regola, decida di non rispettarla.

Il progetto ha preso spunto dal testo, riadattato, di Gherardo Colombo, intitolato “Le regole raccontate ai bambini”.

Sono stati sottoposti ai ragazzi tre casi di vita quotidiana, illustrati con l’ausilio di vignette, implicanti plurime violazioni di norme di varia natura (civili, penali, amministrative, morali), partendo con un viaggio immaginario nel “Paese senza regole”: i ragazzi hanno preso posto nella fusoliera di un grande aereo in gommapiuma colorato, posizionato sul pavimento dell’aula magna, per essere trasportati dal comandante-lettore in un viaggio di fantasia nel Paese “sregolato”.

Terminato il viaggio con la lettura di tre distinti episodi, i ragazzi sono stati divisi in due gruppi di lavoro per dare inizio, con il nostro ausilio, alla riflessione ed alla discussione su ciò che dei comportamenti messi in atto aveva colpito la loro attenzione, ovvero l’individuazione della regola violata nei singoli episodi e quali fossero i rimedi da applicare ai comportamenti scorretti. In questa fase, i ragazzi non sono stati influenzati in alcun modo, perché si è cercato proprio di far emergere, secondo le loro personali percezioni, sensibilità e fantasia, quanto la lettura degli episodi aveva in loro provocato ed evocato.

Ciascun gruppo ha poi avuto cura di riassumere e sintetizzare le proprie osservazioni su di un cartellone che è stato oggetto di condivisione con tutto il gruppo classe, stimolando il confronto tra le riflessioni e facendo emergere con il nostro supporto i comportamenti illegittimi, gli autori, gli interessi violati, le sanzioni comminate.

A conclusione di questa esperienza, possiamo certamente affermare che i nostri iniziali timori, dovuti all'inesperienza di interloquire con persone giovani in una veste professionale che non ci è propria, sono stati immediatamente superati grazie all'entusiasmo con cui i ragazzi hanno accolto la nostra presenza ed il nostro intervento, consentendoci di agire ed interagire con naturalezza anche in questo contesto per noi, come premesso, inconsueto.

E’ stato sorprendente, inoltre, osservare come i ragazzi abbiano risposto allo stimolo educativo al di là di ogni previsione, dimostrando con la loro partecipazione non solo di aver apprezzato l'argomento trattato, ma anche di essersi sentiti valorizzati per le idee espresse, con ciò confermando che l’investimento sul tema della legalità e sul rispetto delle regole va operato partendo proprio dai più giovani.

 

Classi seconde

di avv. Carla Pancot e avv. Maria Cristina Ugarelli

Nelle classi seconde, è stato proposto il progetto “Facciamo una legge che…?”, rispondente al duplice obiettivo di fare in modo che i ragazzi avessero chiaro, almeno nelle linee principali, l’iter parlamentare e quello di far sì che riuscissero ad elaborare due leggi seguendo, con il nostro supporto, il relativo procedimento.

Per realizzare il primo obiettivo, e quindi rendere fruibile ai ragazzi il modo in cui le norme nascono, chiarendo i passaggi tra le due Camere parlamentari e l’effetto “navetta” degli emendamenti, abbiamo realizzato un cartellone che ha permesso a noi di sintetizzare i concetti ed ai ragazzi di avere sempre a portata di mano lo schema da seguire per la parte di lavoro più prettamente laboratoriale; in particolare, si è cercato di sottolineare i casi in cui la norma parte dall’iniziativa popolare e, quindi, dalla raccolta delle 50.000 firme degli aventi diritto al voto, necessaria per presentare una bozza di legge al Parlamento.

Per individuare argomenti che stuzzicassero la curiosità degli alunni abbiamo pensato di lasciare la scelta direttamente a loro, in modo che, prima del nostro arrivo, coadiuvati dai rispettivi docenti, individuassero alcuni temi di interesse: il risultato è stato sorprendente ed i ragazzi ci hanno stupito.

Gli argomenti su cui, infatti, ci è stato chiesto di creare una legge di fantasia sono stati: gli “Zaini più leggeri per tutti”, atto ad incentivare l’uso del tablet in vista di una progressiva sostituzione dei libri; lo “Stipendio per gli studenti”; i “Videogiochi in sicurezza”; l’ora di sport quotidiana “obbligatoria”.

Per realizzare, invece, il secondo obiettivo, ovvero quello di rendere i ragazzi legislatori per un giorno, abbiamo dato lettura ad alcuni “articoli di giornale” da noi creati appositamente, nei quali è stata riportata la notizia di alcuni disegni di legge arrivati in Parlamento dopo la raccolta firme partita su iniziativa dei giovani.

I ragazzi sono quindi stati divisi in due gruppi di lavoro, ciascuno dei quali ha simulato le due Camere del Parlamento. Ogni sottogruppo, con il nostro supporto, ha elaborato la propria legge, utilizzando un fac simile da noi predisposto, che è stato poi scambiato con l’altra Camera per gli emendamenti e, quindi, è tornato alla Camera di origine per l’approvazione definitiva.

Una volta ratificato il testo della legge nel suo contenuto definitivo, esso è passato al Presidente della  Repubblica che è stato per noi impersonificato dal docente presente all’attività, il quale, dopo il controllo formale di rito e la firma della legge, l’ha promulgata, dandone solenne lettura alle due Camere parlamentari.

La legge è poi rimasta nella disponibilità della classe per esservi affissa, simulando così la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e, quindi, l’entrata in vigore della norma, trascorsi i quindici giorni.

Siamo rimasti particolarmente stupiti dall’entusiasmo con cui tutti, anche i più scettici e diffidenti all’inizio, hanno partecipato all’attività; più di qualcuno, anche grazie allo stimolo ricevuto da parte degli insegnanti, ha dichiarato di essersi sentito “importante” nel lavorare per creare una legge, che poi sarebbe stata “obbligatoria” e avrebbe influito sulla vita delle persone.

In loro è stato fortemente presente il principio dell’equità e della giustizia.

Ci ha dato molta soddisfazione vedere come, nonostante la difficoltà, se ben guidati, i ragazzi fossero pronti al confronto e, nonostante l’età adolescenziale che tende a far vedere tutto in modo netto, o bianco o nero, abbiano percepito che, per il bene di tutti e per raggiungere lo scopo più importante, cioè quello della formazione della legge, fosse necessario scendere a compromessi e accettare di mediare su determinate scelte.

 

Classi terze

di avv. Nicoletta Pan e Barbara Lodi

Nelle classi terze il format proposto è stato quello, mutuato dalle amiche e colleghe dell’Associazione milanese “Valeria”, della “Simulazione del processo penale minorile”. Gli obiettivi che il progetto si prefigge sono quelli di descrivere ed analizzare un caso giudiziario con gli occhi dei ragazzi, sia dal punto di vista attivo che passivo: cioè sia come autori di fatti rilevanti per il diritto che come vittima degli stessi.

Nonostante la pandemia, il progetto ha preso piede nel febbraio 2021, pensato e voluto sulla base dei comuni sentire nostri e di un corpo docente sempre disponibile al confronto.

Esso si struttura in due distinti interventi: il primo, a carattere più frontale, che ha luogo in classe e che affronta le tematiche dei diritti inviolabili dell’uomo, della nascita della Carta costituzionale, del contesto storico in cui essa è stata elaborata, per arrivare a parlare dell’imputabilità, di cosa sia un reato, delle sanzioni e del Tribunale per i minorenni, spiegando ai ragazzi di quali soggetti si componga, quale sia la modalità di svolgimento di un processo, i suoi attori ed il suo possibile esito.

La seconda parte del progetto è stata usualmente celebrata ad una settimana di distanza rispetto alla prima, per consentire ai ragazzi, coadiuvati dal docente di riferimento, di sedimentare le nozioni oggetto del primo incontro.

Dopo un breve riassunto dell’incontro introduttivo, ai ragazzi è stata data lettura di un caso giudiziario, tratto dalla cronaca, ma contestualizzato alla loro realtà sociale e geografica e, con il precedente aiuto delle insegnanti, a ciascuno di loro è stato assegnato un ruolo all’interno del processo.

L’aula si è quindi trasformata nel set di un’aula giudiziaria, nella quale i ragazzi mano a mano hanno preso posto nelle posizioni istituzionali che sono state loro assegnate: il Tribunale collegiale seduto in cattedra, con le toghe indossate, affiancato dal cancelliere e dallo stenotipista; l’imputato accanto al suo difensore; il Pubblico Ministero accanto alla persona offesa; i Servizi Sociali; i testimoni oculari; la famiglia, presente con i genitori; in fondo all’aula, attenti e vigili, i testimoni, il pubblico, i giornalisti.

Seppure presentata sotto forma di teatralizzazione e di role playing, l’interazione ha stimolato nei ragazzi il senso della responsabilità e della solennità: da una parte, il dover rivestire ruoli istituzionalmente molto elevati ha consentito loro un’autentica immedesimazione con il personaggio da rappresentare; dall’altra, dopo un primo momento di titubanza, il lavoro svolto ha stimolato la riflessione, il senso di responsabilità, il rispetto per le istituzioni, mai declinando la rappresentazione in frivolezza o superficialità.

Tutti i ragazzi, in tutte le realtà scolastiche che abbiamo conosciuto, dalle più strutturate alle più fragili, hanno dato prova di comprendere che l’entrata nel circuito penale non è mai uno scherzo. Tutti hanno contribuito, con la loro curiosità e spontanei e preziosi spunti, a sviluppare e capire i concetti di legalità, di rispetto di sé e degli altri, dandoci dimostrazione di riuscire a intuire che il processo penale può e deve essere vissuto come un’opportunità per realizzare il disvalore di quanto si è commesso e che esso è sempre teso all’emenda, al recupero, alla riabilitazione ed alla riparazione del fatto in favore della collettività.

Tutte le classi hanno risposto con vivissimo interesse, dando dimostrazione di partecipazione e rispetto; ma è forse nei gruppi che i docenti ci avevano segnalato come i più impegnativi che la soddisfazione è stata maggiore, poiché sono stati gli alunni più “turbolenti” quelli che, investiti di un ruolo di responsabilità, hanno dimostrato di meritare fiducia, mettendo in luce caratteristiche positive e resilienti che hanno, in alcuni casi, finanche suscitato la commozione sincera dei docenti di riferimento.

Per molti di loro, la gestualità dell’indossare la toga, sedere nella cattedra al posto dei giudici, vestire il ruolo di un testimone oculare, prestare un giuramento solenne, sono stati momenti interpretati con grande senso di responsabilità e rispetto.

***

Un’esperienza, quindi, complessivamente positiva per tutti, occasione di crescita nella responsabilità reciproca legata ai nostri comportamenti e scelte quotidiane. Una lezione per gli adulti sulla necessità di attribuire fiducia ai ragazzi nelle fasi di crescita, anche quelle apparentemente più difficili e dissonanti.

 

 

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