Il disegno di legge per le politiche in favore degli anziani

24 DICEMBRE 2022 | Anziani

di avv. Barbara Carnio

Il 10 ottobre 2022 il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane non autosufficienti, anche in attuazione delle missioni 5 (inclusione e coesione) e 6 (salute) del PNRR.

Sono considerate anziane “le persone al compimento del 65° anno di età, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa”: obiettivi principali della riforma sono tutelarne la dignità, l’autonomia, l’invecchiamento attivo, la prevenzione dalle fragilità.

Nel mese di aprile 2021 l’Italia è risultata essere il secondo Paese al mondo (dopo il Giappone) con il più alto tasso di invecchiamento della popolazione (CENSIS, L’Italia e le dinamiche demografiche. Scenari e strumenti per affrontare il futuro, aprile 2021). I servizi offerti sono, però, troppo spesso insufficienti con la conseguenza che il ruolo centrale nel supporto, cura ed assistenza delle persone anziane è sempre stato rivestito principalmente dalle famiglie.

Inoltre, circa 3,5 milioni di italiani ultrasessantacinquenni riescono a sdraiarsi e alzarsi dal letto, vestirsi, usare i servizi igienici solo con l’aiuto di un’altra persona o ricorrendo all’uso di ausili/apparecchi, e 6,3 milioni circa non riescono a preparare i pasti, fare la spesa, prendere le medicine, svolgere lavori domestici (nemmeno) leggeri in autonomia.

Peraltro (anche) la popolazione anziana avverte bisogni sempre più ampi e differenziati, con la conseguente richiesta di prestazioni di cura ed assistenza maggiormente qualificate, che le famiglie faticano a fornire.

La riforma per il nostro Paese è, quindi, importante ed urgente.

Il disegno di legge indica alcuni principi e criteri direttivi generali, cui il Governo dovrà attenersi nell’adozione dei decreti legislativi (da emanare entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del e, comunque, non oltre il 31.03.2024).

Il focus è anzitutto sull’inclusione. Va quindi promosso il “valore umano, sociale, culturale ed economico di ogni stagione della vita delle persone, indipendentemente dall’età anagrafica e dalla presenza di menomazioni, limitazioni e restrizioni della loro autonomia”.

E vanno valorizzate le “attività di partecipazione e di solidarietà svolte dalle persone anziane nell’associazionismo e nelle famiglie”, e tutti gli interventi idonei a “contrastare i fenomeni della solitudine sociale e della deprivazione relazionale delle persone anziane, indipendentemente dal luogo ove si trovino a vivere”, prevedendo “apposite attività di ascolto e di supporto alla socializzazione, anche con il coinvolgimento attivo delle formazioni sociali, del volontariato e degli enti del terzo settore”.

La protezione e la presa in carico delle persone anziane deve basarsi sul modello di vita indipendente, evitando il più possibile l’istituzionalizzazione. Va quindi riconosciuto il diritto delle persone anziane alla continuità di vita e cure presso il proprio domicilio e l’istituzione di “nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare da realizzarsi, secondo criteri di mobilità e accessibilità sostenibili, nell’ambito di case, case-famiglia, gruppi appartamento e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori esterni di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi”. Il riferimento è alla possibilità di organizzare dei cohousing, ovvero appartamenti con 4/5 abitanti supportati da un’assistenza qualificata e continuativa sostenuti da risorse pubbliche, private e del terzo settore.

Dovrà essere promosso il “miglioramento delle condizioni materiali e di benessere psico-sociale delle famiglie degli anziani fragili o non autosufficienti e di tutti coloro i quali sono impegnati nella loro cura, mediante un’allocazione più razionale ed efficace delle risorse disponibili”. In tal caso la preoccupazione è anche rivolta al benessere dei caregiver e all’usura che può derivare alla loro vita e salute da un impegno di assistenza eccessivamente gravoso.

In ambito scolastico e nei luoghi di lavoro andranno organizzate campagne informative ed iniziative volte alla “promozione della salute e della cultura della prevenzione lungo tutto il corso della vita”. Nessuna trasformazione effettiva dei modelli organizzativi di cura e salute può efficacemente realizzarsi se non viene affiancata da un lavoro sul piano culturale che favorisca l’adesione delle persone a valori e comportamenti.

Importante sarà contrastare (mediante l’organizzazione di programmi/percorsi integrati) l’isolamento e l’esclusione sociale e civile delle persone anziane impegnandole, ad esempio, in attività di utilità sociale e di volontariato. E organizzando azioni per agevolarne l’esercizio dell’autonomia e della mobilità nei contesti urbani ed extraurbani “anche mediante il superamento di ostacoli che impediscono l’esercizio fisico, la fruizione degli spazi verdi e le occasioni di socializzazione e di incontro” e per incrementarne “l’alfabetizzazione informatica e pratiche abilitanti all’uso di nuove tecnologie”.

Il disegno di legge valorizza la “solidarietà e la coesione tra le generazioni”, sottolineando l’importanza di promuoverne l’incontro e la relazione attribuendo crediti formativi agli studenti che “svolgano con continuità azioni di volontariato debitamente attestate, sia presso le strutture residenziali o semiresidenziali che a domicilio”.

Quanto alla “prevenzione della fragilità” andranno progressivamente incrementate le possibilità di accesso (su segnalazione dei medici di medicina generale, della rete ospedaliera, dei comuni e degli ambiti territoriali sociali) ad una valutazione multidimensionale delle capacità e dei bisogni (sociali, sanitari e sociosanitari) degli ultraottantenni o degli anziani affetti da patologie croniche, suscettibili di aggravarsi con l’invecchiamento, e che determinino il rischio di perdita dell’autonomia. All’esito della valutazione sarà il Punto Unico di Accesso a individuare i bisogni di assistenza della persona e a fornire “il necessario orientamento e supporto informativo ai fini dell’accesso al continuum di servizi e alle reti di inclusione sociale”. Questo modello di intervento riprende ed è analogo a quello già previsto nella legge delega n. 227/2021 per le persone con disabilità.

Il disegno di legge attribuisce al Governo anche il compito riordinare, semplificare coordinare e rendere più efficace l’assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti, tenendo presente che ai fini dell’adozione della definizione di “popolazione anziana non autosufficiente” dovranno essere considerate l’età anagrafica, le condizioni di fragilità, le eventuali condizioni di disabilità pregresse.

I decreti dovranno, inoltre definire il SNAA (Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente) per procedere alla “programmazione integrata, alla valutazione e al monitoraggio degli interventi e dei servizi statali e territoriali” con la partecipazione attiva delle parti sociali e delle associazioni di settore.

E adottare un sistema di monitoraggio degli interventi e di valutazione dei risultati e dell’efficacia dei percorsi per la non autosufficienza, nonché monitorare e verificare gli obiettivi di servizio dei LEA (Livelli Essenziali Assistenza) e dei LEPS (Livelli Essenziali Prestazioni Sociali) riferibili alle persone anziane non autosufficienti.

In tutto il territorio nazionale dovrà essere promosso un omogeneo sviluppo degli ATS (Agenzie Tutela Salute) affinché possano costituire “la sede operativa dei servizi sociali degli enti locali del territorio per lo svolgimento omogeno sul territorio di tutte le funzione tecniche di programmazione, gestione, erogazione e monitoraggio degli interventi nell’ambito dei servizi sociali per le persone anziane non autosufficienti residenti ovvero regolarmente soggiornanti e dimoranti presso i comuni che costituiscono l’ATS, nonché per la gestione professionale di servizi integrati in collaborazione con i servizi sociosanitari”.

L’accesso agli interventi e ai servizi sanitari, sociali e sociosanitari andrà semplificato. E andranno istituiti punti unici di accesso (PUA) che assicurino alle persone anziane non autosufficienti e alle loro famiglie il necessario supporto informativo e amministrativo per l’accesso ai servizi dello SNAA e per lo svolgimento delle attività di screening per l’individuazione dei bisogni di assistenza.

I diversi istituti di assistenza domiciliare, oggi esistenti, verranno unificati in un servizio di Assistenza Domiciliare Integrata Sociosanitaria e Sociale (ADISS), che garantisca una presa in carico di carattere integrato continuativo e multidimensionale.

Dovrà essere riconosciuto alle persone anziane il diritto di accedere a servizi ed attività specifiche per la loro pregressa condizione di disabilità, anche oltre il 65° anno di età, con espresso divieto di dimissione o di esclusione dai pregressi servizi al superamento di un limite di età.

Il Governo è, altresì, delegato ad assicurare la “sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane e per le persone anziane non autosufficienti”, promuovendo il potenziamento delle prestazioni assistenziali e prevedendo il riordino e la semplificazione delle agevolazioni contributive, nonché sostenendo il lavoro di cura prestato al domicilio.

Particolare attenzione dovrà, infine, essere dedicata alla formazione del personale addetto al supporto e all’assistenza delle persone anziane, e al favorire le migliori condizioni di vita individuali dei familiari caregiver: prevedendo specifiche tutele per il loro inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro e altre forme di sostegno finalizzate ad evitare che all’impegno assistenziale consegua un pregiudizio definitivo alla vita lavorativa (o ai percorsi di studio e formazione) e/o all’esercizio della responsabilità genitoriale nei confronti di eventuali figli minori, senza trascurare interventi di sostegno anche a livello psicologico.

Col disegno di legge in commento viene, da ultimo, istituito il CIPA (Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (ai componenti del quale non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti), col compito di promuovere il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali in favore delle persone anziane, con particolare riguardo alle politiche per la presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza.

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