Dall’ascolto ai diritti partecipativi di bambini e adolescenti nei processi decisionali

12 DICEMBRE 2024 | Persone e processo

di Avv. Massimo Osler

L’articolo 12 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è considerato una previsione normativa unica in un trattato di diritti umani, perché concerne lo status legale e sociale dei bambini e degli adolescenti, al punto che il Comitato sui diritti dell’infanzia ha qualificato detto articolo come uno dei quattro principi generali della Convenzione, insieme al diritto alla non discriminazione, al diritto alla vita e allo sviluppo ed alla primaria considerazione del superiore interesse del bambino. 

Se il minore, da una parte, non ha ancora raggiunto la piena autonomia dagli adulti, dall’altra è soggetto di diritto e ciò implica che il suo diritto – “di esprimere liberamente le proprie opinioni in tutte le questioni che lo riguardano e che queste vengano debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità”, ai sensi dell’art. 12 della Convenzione -  non costituisce solo un diritto di per sé, ma deve essere preso in considerazione anche nell’interpretazione e nell’attuazione di tutti gli altri diritti.

E’ stato altresì sottolineato che la disposizione dell’art. 12 si applica senza limitazioni e quindi a tutti i procedimenti giudiziari rilevanti che riguardano il bambino e l’adolescente: la separazione dei genitori, l’affidamento, la custodia, la cura e l’adozione, i bambini e gli adolescenti in conflitto con la legge, i bambini e gli adolescenti vittime di violenza fisica o psicofisica, l’abuso sessuale o altri crimini, le cure sanitarie, la sicurezza sociale, i bambini e gli adolescenti non accompagnati, i bambini e gli adolescenti rifugiati e richiedenti asilo e le vittime dei conflitti armati e di altre emergenze. Ed ancora: i tipici procedimenti amministrativi che includono, per esempio, le decisioni sull’istruzione, la salute, l’ambiente, le condizioni di vita o la protezione del bambino e dell’adolescente, compreso il procedimento per accertamento della condizione di disabilità o per individuazione di un accomodamento ragionevole o per l’elaborazione del progetto di vita di un minore con disabilità ai sensi del dlgs n. 62/2024. Entrambi i tipi di procedimenti possono includere anche meccanismi alternativi di risoluzione delle problematiche, quali la mediazione e l’arbitrato.

Il diritto di essere ascoltati, quindi, si applica sia ai procedimenti avviati dal bambino o dall’adolescente, quali per esempio la denuncia contro maltrattamenti e iniziative contro l’esclusione scolastica, sia ai procedimenti avviati da altri che riguardano il bambino o l’adolescente, quali la separazione dei genitori o l’adozione.

Dall’adozione della Convenzione (1989) sono stati compiuti progressi considerevoli e nel corso degli ultimi anni è emersa e si è diffusa una pratica generalmente definita come “partecipazione”, anche se questo termine non appare nel testo dell’articolo 12, come più ampia espressione del diritto all’ascolto.

Tale termine, come sottolineato dal Comitato sui diritti dell’infanzia, ha subito una evoluzione e adesso è ampiamente utilizzato per descrivere processi continui che prevedono scambio di informazioni e dialogo tra i bambini o gli adolescenti e gli adulti, basati sul rispetto reciproco e nei quali i bambini e gli adolescenti possono imparare come le proprie opinioni possano essere prese in considerazione come quelle degli adulti, e possano influenzare gli esiti di tali procedure.

Il minore per essere ascoltato deve partecipare e – ancor prima - essere posto nelle condizioni di poter partecipare, e non vi è ragione di limitare il suo ascolto alle questioni giudiziarie o amministrative, essendo il suo contributo fondamentale per tutte le scelte che lo riguardano, ricadendo le decisioni sociali e politiche proprio sulle generazioni future. La partecipazione, quindi, è vista non solo come un diritto, ma come uno strumento trasformativo per costruire una società più inclusiva e democratica.

Dunque, il contributo del minore di età – ovvero la sua ‘partecipazione’ – implica un processo, non un evento isolato: coinvolgere i giovani, come sottolinea l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA), significa andare oltre la consultazione, costruendo percorsi che prevedano dialogo, ascolto attivo, confronto e applicazione concreta delle opinioni espresse.

Per sensibilizzare adulti e ragazzi sul valore della partecipazione, lo scorso settembre, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA), in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti di Firenze (IDI), ha pubblicato uno studio (AGIA-IDI) sui processi partecipativi, che rappresenta una riflessione ampia e articolata sull’importanza di coinvolgere attivamente i minori nelle decisioni che riguardano la loro vita, sia a livello istituzionale che comunitario, indagine che mira a promuovere, attraverso l’analisi di esperienze pratiche, normative e metodologiche, una cultura della partecipazione fondata sul dialogo intergenerazionale e sul riconoscimento dei minori come soggetti attivi nella società.

Invero, se a livello internazionale vengono citati esempi virtuosi, come la Strategia UE sui diritti dei minori 2021-2024 e la Strategia per i diritti dei minori 2022-2027 del Consiglio d’Europa, entrambe basate sul coinvolgimento diretto di migliaia di bambini e adolescenti nella definizione delle politiche, il rapporto (AGIA-IDI), sottolinea che nel contesto italiano pare ancora fortemente privilegiato un approccio protezionistico, al punto da definire urgente la necessità di un cambio di paradigma culturale che valorizzi il protagonismo dei giovani in tutti gli ambiti della vita sociale, a partire dal ruolo centrale della scuola come laboratorio di cittadinanza attiva, ma anche il terzo settore, facilitando il coinvolgimento dei giovani in contesti locali e comunitari attraverso associazioni e cooperative.

Al fine di rendere consapevoli i bambini e gli adolescenti del loro diritto alla partecipazione, l’AGIA ha dedicato loro una “Guida alla partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze - una bussola per orientarsi”, che parte dalla definizione della parola ‘partecipazione’, spiegando che essa

esprime la possibilità di essere coinvolti attivamente nelle cose che accadono … Partecipazione significa … prendere parte, contribuire o essere coinvolti in diversi modi. Si ha partecipazione quando bambini e bambine, ragazzi e ragazze esprimono i loro punti di vista e le loro idee, collaborando con gli adulti che prendono le decisioni per condividere opinioni e suggerimenti, venendo ascoltati nel processo decisionale”.

Richiamando il manuale del Consiglio d’Europa sulla partecipazione dei bambini (2021), la Guida AGIA spiega ai ragazzi le modalità da seguire per garantire che la loro esperienza di partecipazione sia positiva e detta, quindi, le “regole” da rispettare per garantire una partecipazione giusta ed efficace:

“1. La partecipazione è trasparente e informativa: dovresti sempre ricevere informazioni chiare e facili da comprendere sugli argomenti che devi affrontare. Per partecipare e influenzare le decisioni è importante essere informati sui temi in discussione, sul proprio diritto a partecipare e su come le idee di ciascuno possono influenzare le decisioni.

2. La partecipazione è volontaria: puoi scegliere se partecipare o meno e puoi cambiare idea in qualsiasi momento.

3. La partecipazione è rispettosa: devi essere sempre trattato con rispetto e devi avere l’opportunità di esprimere liberamente i tuoi pensieri e le tue idee. La partecipazione deve farti sentire valorizzato e ascoltato.

4. La partecipazione è rilevante per te e per la tua esperienza: durante le iniziative di partecipazione dovresti poter parlare di questioni che ti riguardano e che sono importanti per te.

5. La partecipazione è a misura di minorenne: le attività devono essere adattate alla tua età e gli adulti ti devono dare tutto l’aiuto necessario per capire e per farti partecipare in modo significativo.

6. La partecipazione è inclusiva: tutti e tutte sono benvenuti e benvenute; tutti si devono sentire accolti nelle loro diversità, senza alcuna discriminazione.

7. La partecipazione è supportata da competenze adeguate: gli adulti responsabili dell’attività di partecipazione devono essere preparati e sostenere i processi di partecipazione lasciando la necessaria autonomia.

8. La partecipazione è consapevole e sicura da rischi: ti devi sentire sicuro e a tuo agio in tutti i momenti del processo di partecipazione. Gli adulti presenti devono spiegarti cosa fanno per proteggerti da eventuali rischi. Devi essere messo in condizione di esprimerti liberamente, senza paura di giudizio e conseguenze negative.

9. La partecipazione è responsabile: dopo aver partecipato, dovresti sempre ricevere un riscontro su come e se le tue idee sono state considerate, come verranno utilizzate e quali saranno i passi successivi”.

Il Rapporto AGIA-IDI 2024 rappresenta, dunque, un importante passo avanti nella valorizzazione della partecipazione delle nuove generazioni a cui l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) rivolge questo invito:

l’ascolto e la partecipazione sono necessari per attuare il vero cambiamento della società: c’è una forza potenziale che dovete trasformare in cittadinanza attiva, affinché possiate creare nuovi spazi di relazione concreti e nuovi luoghi di incontro e di azione comune”.

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