Il nuovo rapporto Unicef sulla condizione dell’infanzia nel mondo: focus sulla salute mentale dei bambini e dei giovani dopo la pandemia

Nel rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo dello scorso ottobre, Unicef pubblica i dati relativi allo stato di salute mentale dei bambini nel mondo.

Secondo le stime, oltre il 13% degli adolescenti tra i 10 e i 19 anni, cioè circa uno su sette ragazzi, soffre di un disturbo mentale accertato, per un totale di 166 milioni di persone, con un tasso di prevalenza più elevato nei maschi rispetto alle femmine.

L'ansia e la depressione rappresentano circa il 40% dei disagi diagnosticati, mentre la porzione residua include il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività, disturbi del comportamento, disturbo bipolare, disturbi della condotta alimentare, disabilità intellettiva, autismo e schizofrenia. Il suicidio riguarda quasi 46.000 casi ogni anno, circa uno ogni undici minuti.

Tra i fattori che influenzano di più il fenomeno: la povertà, le crisi umanitarie, la discriminazione e, da ultimo, il COVID-19.

Nonostante, infatti, i bambini siano stati in gran parte risparmiati dalle peggiori conseguenze fisiche del virus, la pandemia ha, comunque, sconvolto le vite delle famiglie, con un impatto economico e sociale che desta serie preoccupazioni.

Il lockdown ha, infatti, determinato la perdita di una rassicurante routine quotidiana – fatta di scuola, sport, svago, amici e opportunità di sviluppo sociale ed emotivo – e conseguente isolamento sociale, in una fascia di età per la quale la socializzazione con i coetanei è di fondamentale importanza.

Secondo il rapporto, è difficile effettuare un raffronto tra la salute mentale dei bambini e dei giovani prima e dopo il COVID-19 e saranno necessari molti anni e numerosi sforzi per valutare gli effetti a lungo termine; tuttavia, le statistiche offrono già qualche elemento per prevedere una tendenza in peggioramento.

A causa delle misure di restrizione, più di 1,6 miliardi di bambini hanno, infatti, subito perdite a livello educativo e almeno 463 milioni non sono stati in grado di accedere al sistema di didattica a distanza.

La crisi economica ha, inoltre, comportato un aumento della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà nazionale, con un’incidenza di due bambini su cinque, per un totale di 142 milioni di minori.

La pandemia ha, infine, aggravato la situazione dei soggetti disabili, stante l’interruzione dei servizi di assistenza sanitaria in più di due terzi dei paesi e del sostegno scolastico in quasi quattro paesi su cinque.

Nel complesso, la revisione condotta indica che il disagio psicologico si è tradotto in un aumento dei casi di nervosismo, rabbia, ansia, depressione, come riflesso della paura del contagio e della difficoltà a adattarsi alla situazione di incertezza e al cambiamento dello stile di vita.

A fronte di tali dati, a livello globale, la spesa pubblica media destinata alla salute mentale è solo il 2,1% della spesa sanitaria totale e – senza considerare l’assistenza fornita ai bambini con problematiche particolarmente gravi – gli investimenti destinati a promuovere e tutelare la salute mentale sono estremamente ridotti.

Il rapporto si conclude, dunque, con una richiesta di impegno, comunicazione e azione, per promuovere la buona salute mentale per ogni bambino, proteggere i bambini vulnerabili e offrire assistenza ai bambini con le problematiche maggiori.

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