L’applicazione della Convenzione di Istanbul: Italia, San Marino, Svezia, Francia, Spagna, Slovenia e Germania nella valutazione del Grevio.

di avv. Barbara Carnio

Nell’anno 2018 il GREVIO ha avviato la procedura di monitoraggio e valutazione dell’applicazione della Convenzione di Istanbul da parte degli stati firmatari.

Il GREVIO è un organismo indipendente del Consiglio di Europa, composto da un minimo di dieci ed un massimo di quindici rappresentanti degli Stati firmatari che ha il compito di monitorare l’applicazione della Convenzione di Instanbul sulla violenza di genere e la violenza domestica in tutti i paesi che l’hanno ratificata e di redigere, per ciascuno di essi, un rapporto conclusivo delle indagini.

L’obiettivo è quello di fornire a ciascuno Stato raccomandazioni volte a rendere la normativa nazionale e la prassi applicativa sempre più in linea con i principi e le finalità della Convenzione.

Le procedure di monitoraggio del GREVIO sono iniziate nel 2018 e, ad oggi, sono già stati pubblicati diversi rapporti di valutazione dai quali emerge come tutti gli Stati si stiano concretamente adoperando per uniformare la legislazione interna ai principi dettati dalla Convenzione di Istanbul, anche se molto ancora resta da fare per un efficace contrasto al fenomeno.

Per quanto riguarda l’ITALIA l’ultimo rapporto GREVIO è stato pubblicato il 13.01.2020.

Nel corso della visita di valutazione, la delegazione ha incontrato rappresentanti governativi, regionali, comunali ed extra-governativi, compresi rappresentanti del mondo universitario, operatori e operatrici legali e dei mass media, che operano nel campo della prevenzione e della lotta alla violenza domestica e nei confronti delle donne. Ha fatto visita a varie case rifugio, al Centro Italiano per la Promozione della Mediazione (che si occupa di programmi per autori di violenze), all’unità di sostegno specializzata per le vittime di violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli dell’ospedale di Milano, alla sezione autonoma sulle misure preventive del Tribunale di Milano ed il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Bari Palese. Ha partecipato ad una riunione con il comitato tecnico sulla violenza maschile nei confronti delle donne.

Nel rapporto finale il GREVIO sottolinea la volontà dell’Italia di “prevenire e combattere la violenza contro le donne” adottando “diverse misure per attuare la Convenzione di Istanbul” attraverso una serie di riforme.

In particolare la legge del 2009 sullo stalking “ha contribuito ad aumentare la sensibilizzazione sulla pericolosità di questo comportamento criminale e sulla necessità di offrire alle vittime un’adeguata protezione” ; la l.n. 119/2013 (che ha convertito con modifiche il D.L. n. 93/2013 recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”) rende formale il dovere da parte delle autorità di supportare e promuovere, anche mediante l'attribuzione di mezzi finanziari, una vasta rete di servizi di supporto per le vittime

Il rapporto evidenzia però che “la causa dell’uguaglianza di genere sta incontrando delle resistenze” e, in particolare “esprime la propria preoccupazione in merito all’emergere di una tendenza a reinterpretare e incentrare le politiche di uguaglianza di genere in termini di politiche riguardanti la famiglia e la maternità”.

Per il GREVIO resta fondamentale che “le autorità continuino a elaborare e attuare efficacemente delle politiche di uguaglianza tra donne e uomini e di emancipazione delle donne, che riconoscano in maniera chiara la natura strutturale della violenza contro le donne come manifestazione di una relazione di potere storicamente squilibrata tra donne e uomini”.

Risulta prioritario elaborare soluzioni “idonee ad offrire una risposta coordinata e multiagenzia alla violenza, incentrata su un forte coinvolgimento delle autorità locali e sulla partecipazione di tutti i soggetti interessati, con particolare riferimento alle ONG dedicate alle donne”.

Necessaria è anche una maggiore comprensione del fenomeno della violenza contro le donne tra le figure professionali che se ne occupano. A tal fine è importante promuovere “progetti formativi sulla violenza di genere che aiutino gli operatori a comprendere meglio il fenomeno e a cogliere i numerosi stereotipi ancora presenti nella realtà circostante, con l’obiettivo di erodere le linee patriarcali che spesso si fatica a riconoscere”. Così come la “diffusione capillare delle informazioni sui servizi di sostegno e le misure legali a disposizione delle vittime di violenze domestiche e di altre forme di violenza contro le donne”.

Un'altra area che, secondo il GREVIO, “deve essere urgentemente esaminata dalle autorità è quella relativa alla definizione dell'affidamento e dei diritti di visita”.

Secondo il rapporto, infatti, “le disposizioni di legge in vigore che consentirebbero di dare priorità, in caso di violenza contro le donne, al miglior interesse del bambino al di là del principio dell’affidamento congiunto, vengono utilizzate di rado”.

Esprime, quindi, preoccupazione “verso la tendenza del sistema in vigore di esporre alla vittimizzazione secondaria le madri che, denunciando la violenza, tentano di proteggere i propri bambini”. E per la tendenza dei giudici civili ad applicare gli ordini di protezione (ex artt. 342-bis e 342-ter c.c.) in tempi non sufficientemente rapidi e, troppo spesso, senza rinunciare ad ascoltare il maltrattante.

Né è condivisibile che il reato di maltrattamenti in famiglia (ex art. 572 c.p.) sia ritenuto provato solo laddove venga riscontrato uno stato di sottomissione della donna che subisce violenza, poiché tale elemento non è esplicitamente indicato nella norma incriminatrice e non compare nella definizione di violenza domestica fornita dalla Convenzione di Istanbul.

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Nel suo primo rapporto sull’attuazione della Convenzione di Istanbul da parte dello Stato di SAN MARINO (pubblicato il 23.09.2021) il GREVIO ha valorizzato la promulgazione di due leggi e numerosi decreti volti ad affrontare il fenomeno della violenza di genere.

È stato modificato il Codice penale, sono state introdotte misure di assistenza e protezione delle vittime, previsti interventi di prevenzione, fra cui la sensibilizzazione sulla violenza di genere nelle scuole attraverso un approccio interdisciplinare nei programmi scolastici, oltre al miglioramento della formazione dei professionisti che lavorano a contatto con le vittime di violenza. Particolare attenzione è stata rivolta agli agenti delle forze dell'ordine ed agli operatori sociali e sanitari, la cui formazione sulla violenza sessuale contribuisce a renderli fortemente consapevoli dei diritti e dei bisogni delle donne e ragazze che subiscono violenza sessuale e/o stupro.

Il rapporto apprezza anche gli sforzi delle autorità sammarinesi, che hanno messo a disposizione della popolazione un'applicazione per smartphone per le vittime di violenza di genere e violenza domestica (TECUM), soprattutto in un momento in cui la crisi sanitaria generata dal Covid-19 ha richiesto strumenti innovativi per garantire l'accesso tempestivo delle vittime alle informazioni e all’assistenza. E sottolinea il servizio altamente professionale fornito dal centro di supporto specialistico dell’ospedale di San Marino alle vittime di violenza sessuale, grazie a servizi medici e a consulenze legali.

Tuttavia, l'assenza di un approccio coordinato e di un piano d'azione o di una strategia globali sta creando diverse lacune nelle politiche integrate e nella raccolta dei dati, previste dalla Convenzione.

Mentre le autorità e le istituzioni competenti si sforzano di definire protocolli e linee guida, non è stato elaborato un documento che stabilisca i principi di una partecipazione congiunta e trasversale finalizzata al raggiungimento degli obiettivi comuni prestabiliti.

Incide negativamente anche l'instabilità delle fonti di finanziamento per le iniziative di sostegno alle vittime e l'assenza di una retribuzione per i membri dell'Authority per le Pari Opportunità, che limitano inevitabilmente la capacità di tale organismo di svolgere pienamente i propri compiti (comprese le attività di coordinamento), e di garantire la sostenibilità a lungo termine del proprio lavoro.

Inoltre, la legislazione sammarinese non riconosce esplicitamente la necessità di prendere in considerazione gli episodi di violenza domestica al momento della decisione sull’affidamento e sui diritti di visita dei figli, e non esistono canali di comunicazione tra la giurisdizione civile, quella penale e i servizi sociali su questi casi.

Per quanto riguarda il reato la violenza sessuale, le disposizioni giuridiche non sono basate sulla nozione di libero consenso, come previsto dall'articolo 36 della Convenzione. Né è stato introdotto un reato specifico, o una disposizione legislativa volta a sanzionare le molestie sessuali. Nessuna misura legislativa contempla la situazione particolare delle donne protette dall'articolo 59, paragrafo 1, della Convenzione, ossia le vittime di violenze il cui status di residente dipende da quello del coniuge, e che si trovano in situazioni particolarmente difficili in caso di scioglimento del matrimonio contratto con l'autore della violenza.

Altra fonte di preoccupazione è rappresentata dalla durata delle indagini sugli episodi di violenza sulle donne. Senza l’adozione di misure specifiche che diano priorità agli episodi di violenza di genere, e garantiscano quindi che le indagini giudiziarie e i procedimenti penali riguardanti tutte le forme di violenza contemplate nella Convenzione siano condotti senza indebito ritardo, l’eccessiva durata dei procedimenti spesso porta alla prescrizione di numerosi casi: un’assenza di giustizia che spesso scoraggia le vittime dallo sporgere denuncia.

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Nel rapporto sulla SVEZIA (pubblicato il 21.01.2019) il GREVIO ha sottolineato la leadership svedese nel porre al primo posto negli obiettivi della politica nazionale e internazionale l’uguaglianza di genere: la natura di genere della violenza contro le donne è, infatti, chiaramente riconosciuta in tutte le politiche, i discorsi pubblici e nei documenti di formazione oltre che nei provvedimenti legislativi.

La Riforma della Pace delle Donne del 1998 è il primo esempio di legislazione che riconosce pienamente la natura di genere della violenza contro le donne derivante da uno squilibrio nei rapporti di potere tra donne e uomini. Tale legge ha introdotto il reato di “grave violazione dell’integrità di una donna” che criminalizza quella forma di violenza che spesso le donne sperimentano nelle relazioni di abuso.

Apprezzata anche la modifica del reato di stupro che, prima, richiedeva l’uso della forza, delle minacce o, almeno, l’approfittare di una situazione di vulnerabilità della vittima. Con la riforma, invece, diventa fondamentale l’assenza del “consenso affermativo”: svedese qualsiasi atto sessuale non volontario è quindi un crimine. Con l’ulteriore precisazione che l’onere di provare che l’atto compiuto è stato volontario è a carico dell’autore del reato che, se non riuscirà a fornire tale prova, incorrerà nella responsabilità penale per il reato (introdotto di recente) di “stupro negligente”.

Il GREVIO ha apprezzato anche l’attenzione dedicata dal governo svedese alle politiche di prevenzione e della lotta alla violenza contro le donne che ha posto in essere commissionando regolarmente studi e inchieste per valutare i punti in cui è necessario apportare miglioramenti al livello legislativo e politico.

Vi sono, però, anche in Svezia una serie di aspetti su cui il GREVIO ritiene necessari dei miglioramenti.

In particolare, l’ampia attenzione politica dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne non sempre si estende sistematicamente ai gruppi di donne che appartengono a minoranze nazionali, alle donne con disabilità, a quelle che fanno uso di sostanze, alle migranti e alle donne esposte alle discriminazioni intersettoriali. I Comitati per l’assistenza, seppur istruiti a considerare i bisogni specifici di tutte le vittime, spesso non dispongono di misure idonee per far fronte a tale maggiore vulnerabilità.

È quindi necessario intraprendere azioni specifiche per rendere i servizi sociali maggiormente accessibili anche alle donne appartenenti alle minoranze sami e rom, incoraggiandole a chieder aiuto in caso di abusi e violenze e ad acquisire fiducia nelle istituzioni svedesi.

Viene, inoltre, criticata l’eccessiva specializzazione all’interno dei servizi sociali svedesi che causa un approccio troppo poco olistico al sostegno fornito alle vittime, obbligate a dover confrontarsi con una molteplicità di sezioni ed operatori.

Il GREVIO ha sottolineato anche l’urgenza di garantire indagini più rapide ed appropriate nelle ipotesi di stupro e violenza domestica.

Con riferimento agli ordini di protezione ha chiesto che vengano potenziati i poteri statutari delle autorità di polizia e delle procure affinché siano gli autori della violenza domestica a dover abbandonare la residenza e non la vittima (con i figli minori) a dover trovare sicurezza in un alloggio protetto.

Le ulteriori prioritarie azioni che gli esperti hanno richiesto alle autorità svedesi per conformarsi pienamente alla Convenzione di Istanbul riguardano, in sintesi, la necessità di:

  •  migliorare la cooperazione e la collaborazione tra le varie strutture (autorità locali, agenzie governative, settore della sanità pubblica, servizi di sostegno specializzati) in relazione a tutte le forme di violenza contro le donne;
  • migliorare la consapevolezza di come le decisioni sull’affidamento dei figli, sulla residenza e sul diritto di visita possono avere un impatto negativo sulla sicurezza e sulla protezione delle donne maltrattate e dei loro figli. Per questo è importante garantire collaborazione tra i Tribunali competenti e le sezioni dei servizi sociali che si occupano del diritto di famiglia al fine di garantire che le decisioni relative ai minori non mettano a repentaglio le esigenze di sicurezza e protezione;
  • adottare misure rapide per garantire il sostegno e la consulenza necessari anche con riferimento al disturbo da stresso post-traumatico incrementando anche i servizi di supporto che offrano una consulenza psicologica a lungo termine;
  • introdurre un sistema di raccolta dei dati che consenta di tracciare i casi di violenza contro le donne nell’ambito di tutto il sistema di giustizia penale col fine, tra l’altro, di studiare i casi e le cause di “abbandono” di tali procedimenti,
  • garantire finanziamenti accessibili e a lungo termine per le case di accoglienza contro la violenza domestica e i servizi specialistici gestiti dalle ONG;
  • intensificare la formazione di tutti i professionisti, in particolare gli operatori dei servizi sociali ed i membri della magistratura.

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Il 19.11.2019 è stata pubblicata la prima relazione del GREVIO sull’attuazione della Convenzione di Istanbul da parte della FRANCIA.

Gli esperti hanno apprezzato gli interventi legislativi delle autorità francesi volti a rafforzare il quadro giuridico per la prevenzione e la punizione della violenza e delle misure adottate per promuovere la “vera parità di genere”.

Ciononostante i dati sulla violenza contro le donne e sull’impunità degli autori per il GREVIO restano preoccupanti.

Di qui la raccomandazione ad adottare misure idonee ad offrire una maggiore protezione alle vittime ed ai loro figli, ad es. aumentando il numero delle strutture ricettive specializzate (quelle esistenti sembrano essere non adeguate). E l’urgenza di creare un numero sufficiente di centri di assistenza ed emergenza per le vittime di stupri e violenze sessuali, presso i quali sia (anche) possibile sostenere esami medici ed ottenere supporto e consulenza in relazione ai traumi conseguenti alle violenze.

Le autorità francesi fanno fatica a riconoscere la natura specifica della violenza contro le donne che, troppo spesso, viene identificata con altri tipi di violenza: a livello legislativo, la definizione di violenza sessuale e stupro richiede ancora l’uso della violenza, della coercizione, della minaccia o della sorpresa mentre dovrebbe basarsi sulla mera assenza del libero consenso della vittima.

La pratica giudiziaria francese, inoltre, tende a declassificare i reati meno gravi con la conseguenza che, ad esempio, il reato di stupro può essere riclassificato come reato di violenza sessuale.

Sono inoltre raramente applicate in sede giurisdizionale le diposizioni legislative volte a garantire la priorità degli interessi dei minori d’età nelle decisioni dei Tribunali relative ai diritti di accesso all’altro genitore e di affidamento, né sono adeguatamente presi in considerazione i rischi di violenza a cui i minori sono esposti dopo la separazione dei genitori.

Da migliorare anche il sostegno e l’assistenza dei minori cha hanno assistito a violenze, oltre al sistema degli ordini di protezione, che “deve essere rivisto per applicarsi a tutte le forme di violenza ed essere utilizzato in modo più sistematico”.

Essenziale è che la Francia migliori la racconta dei dati (con particolare riferimento alla giustizia ed alle forze dell’ordine) e che offra una formazione a tutti i professionisti (compreso il personale a contatto con le donne richiedenti asilo), e che garantisca un’adeguata distribuzione geografica 24 ore 24 e sette giorni su sette dei servizi specializzati nelle prestazioni di assistenza.

Prioritaria l’adozione delle seguenti misure:

  • compiere progressi nel raggiungimento della parità di genere;
  • adottare misure legali per proteggere le donne dalla violenza economica;
  • proseguire gli sforzi per eliminare la discriminazione;
  • rafforzare i meccanismi di cooperazione interistituzionale, aumentando le risorse umane e finanziarie, in particolare a livello di dipartimento, rafforzando la capacità delle parti interessate di intraprendere un'azione concertata e assicurando che i professionisti siano adeguatamente formati;
  • aumentare il budget per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e fornire sostegno finanziario alle associazioni specializzate;
  • proteggere le vittime di matrimoni forzati portate in un altro Paese per la celebrazione del matrimonio, assicurando che possano riacquistare lo status di residenza.

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Nel rapporto di valutazione della SPAGNA, pubblicato il 25.11.2020, il GREVIO ha riconosciuto l’impegno delle autorità statali a combattere la violenza contro le donne: valorizzati gli sforzi profusi per la raccolta e la pubblicazione di statistiche; apprezzate le misure a sostegno e protezione delle vittime offerte sulla base della cooperazione tra le forze dell'ordine, i tribunali specializzati sulla violenza contro le donne, i servizi sanitari e gli enti che forniscono consulenza legale alle donne. Elogiata la completezza della legge sulla violenza tra partner intimi, adottata nel 2004, e caratterizzata da un approccio completamente incentrato sulla vittima e consapevole della natura di genere di questo tipo di violenza.

Vi è tuttavia la necessità di un’attenzione maggiore alle altre forme di violenza di genere: in Spagna i servizi di supporto completo per le vittime e la cooperazione multi-agenzia si sono dedicati pressoché esclusivamente alla violenza legata al partner intimo a scapito di altre forme di violenza, in particolare la violenza sessuale, il matrimonio forzato e le mutilazioni genitali femminili.

Il rapporto ha rilevato con preoccupazione che negli ultimi anni è stato registrato un forte aumento degli stupri di gruppo e di vittime o autori minorenni. Ed ha segnalato una serie di criticità relative ai procedimenti legali per violenza sessuale e stupro, stigmatizzando la durata delle procedure, l'esclusione delle prove raccolte senza l'ordine di un giudice, la soglia molto alta richiesta dai tribunali per ritenere provato lo stupro e la violenza sessuale e domestica. I conseguenti rischi principali sono la ri-vittimizzazione delle vittime ed i bassi tassi di condanna.

Esistono, inoltre, ostacoli importanti all'accesso delle donne alla procedura di asilo sensibile al genere. Le condizioni di accoglienza e colloquio sono inadeguate, e non creano quell’ambiente di fiducia e sostegno necessario per condividere informazioni sensibili e divulgare esperienze di violenza che, pertanto, restano in gran parte irrisolte.

Diverse anche le carenze nell'attuazione delle misure legali volte a garantire la protezione delle donne e dei bambini vittime di violenza domestica, che comportano troppo spesso forme di affidamento condiviso e ampi diritti di visita concessi agli autori condannati.

Restano, quindi, varie misure da adottare tra cui:

  • rafforzare il quadro giuridico in materia di violenza psicologica, stalking, violenza sessuale, molestie sessuali e mutilazioni genitali femminili per allinearlo ai requisiti della Convenzione e garantire un'adeguata attuazione delle sanzioni per questi reati, anche migliorando la capacità delle forze dell'ordine di rispondere tempestivamente;
  • migliorare la fornitura di servizi di supporto, in particolare garantendo un'offerta di alloggi sufficienti in tutte le comunità autonome e la loro accessibilità per tutte le donne vittime di violenza, con particolare attenzione alle donne con disabilità, alle donne nelle zone rurali, alle ragazze, alle donne che abusano di sostanze prostituzione e donne migranti; ampliando il campo di applicazione del numero verde nazionale a tutte le forme di violenza contemplate dalla Convenzione; e garantendo la fornitura di consulenza psicologica adeguata all'età per i bambini testimoni di violenza;
  • garantire un'allocazione e un uso adeguati delle risorse da parte delle autorità regionali e sviluppare sistemi di finanziamento che consentano alle ONG femminili di partecipare alla fornitura di servizi di supporto.

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Il 12.10.2021 è stato pubblicato il primo rapporto di valutazione dell’attuazione della Convenzione di Istanbul da parte della SLOVENIA.

Il GREVIO ha valutato in modo molto positivo il quadro giuridico, politico ed istituzionale globale avente ad oggetto la prevenzione della violenza domestica.

La legge del 2008 (adottata, quindi, prima della ratifica della Convenzione di Istanbul avvenuta nel 2015) era già pienamente incentrata sulla vittima: prevedeva la protezione delle vittime e dei minori testimoni, e incoraggiava il coinvolgimento delle ONG. L’ambito di tale normativa è stato ulteriormente ampliato nel 2016 includendo anche l’ex partner.

Tuttavia gli esperti del GREVIO hanno evidenziato come l’attenzione delle autorità slovene sia rivolta principalmente alla repressione della violenza domestica, a scapito delle diverse ed ulteriori forme di violenza contro le donne contemplate dalla Convenzione di Istanbul: in particolare stupro, stalking, matrimonio forzato/aborto/sterilizzazione e mutilazioni genitali femminili.

Maggiori devono, quindi, essere gli sforzi per rispondere a tutte le forme di violenza, in particolare alla violenza sessuale, con una attenzione verso le donne dei gruppi socialmente vulnerabili (rom e altre minoranze nazionali, donne con disabilità) che si trovano ad affrontare stereotipi negativi e difficoltà nell'accesso al supporto e alle informazioni sui loro diritti. Va migliorata la raccolta dei dati (la Slovenia non dispone di un sistema integrato di raccolta dati su tutte le forme di violenza: la banca dati più completa sulla violenza domestica è detenuta dalla polizia, ma nessun dato sugli episodi di violenza contro le donne viene raccolto, ad esempio, dagli operatori sanitari), e le risposte della giustizia penale devono essere più forti e decise.

Spesso le forze dell'ordine, i servizi sociali, i giudici e i pubblici ministeri non riconoscono pienamente il legame tra le relazioni abusive e la disuguaglianza tra donne e uomini, la discriminazione socioeconomica delle donne, gli stereotipi di genere negativi e gli atteggiamenti sessisti che svantaggiano le donne nella vita quotidiana. Maggiore deve essere l’impegno – anche di formazione e sensibilizzazione – per affrontare le diverse forme di violenza contro le donne come fenomeno di genere, cioè diretto contro le donne solo perché donne.

La Slovenia ha raggiunto il numero minimo di rifugi pro-capite raccomandato dai documenti della Convenzione di Istanbul. E La maggior parte di tali rifugi soddisfa gli standard di sicurezza e protezione richiesti.

Il GREVIO ha incoraggiato le autorità slovene a garantire parità di accesso ai programmi di alloggio sicuro a tutte le donne bisognose, comprese le donne Rom e le migranti. Ed ha invitato le autorità a garantire il funzionamento sostenibile di una linea telefonica nazionale per le vittime, gratuita, accessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 che tenga conto della barriera linguistica che le vittime potrebbero incontrare.

Ha valorizzato le indagini sulla popolazione e la sensibilizzazione svolta dalle autorità slovene, sottolineando l’importanza di continuare ad investire nel settore dell'istruzione per garantire l'intervento precoce degli educatori nei casi in cui le ragazze sono a rischio, anche online, e per incorporare i principi di uguaglianza tra uomini e donne, ruoli di genere non stereotipati, non violenta risoluzione dei conflitti interpersonali e diritto all’integrità personale nel curriculum scolastico formale.

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Recentissimo (pubblicato il 07.10.2022) è il primo rapporto di valutazione del GREVIO sull’applicazione della Convenzione di Istanbul da parte della GERMANIA.

Apprezzata la definizione di stupro e violenza sessuale, che valorizza l’assenza del consenso della vittima e la criminalizzazione degli abusi facilitati dalla tecnologia (quali il cyber stalking, lo scatto non autorizzato di foto di parti intime, la condivisione di immagini online e lo stalker ware). Ottimo il funzionamento di una linea telefonica nazionale.

Nell’ordinamento tedesco permangono, però, gravi lacune: lo scarso livello di valutazione del rischio, la necessità di migliorare l'uso degli ordini di protezione e di sbarramento d'emergenza, la mancanza di servizi di supporto e di rifugi.

Manca un piano d'azione e/o un coordinamento a livello nazionale: persistono importanti disparità nei livelli di servizio, che variano significativamente non solo tra i 16 Stati federali, ma anche all’intero di ogni singolo Stato o Länder.

Questa disparità si riflette nella dislocazione dei centri di riferimento per le vittime di stupro/violenza sessuale e delle case di accoglienza dedicate alle donne che subiscono violenza domestica. Nelle aree rurali i servizi di supporto specialistico sono molto meno diffusi e/o si concentrano principalmente sulla violenza domestica, lasciando le vittime di altre forme di violenza senza un supporto adeguato. Nelle grandi città dove, invece, esistono servizi per la maggior parte o tutte le forme di violenza, il rapporto tra il personale le e clienti spesso non è sufficiente, e per questo si vengono a creare lunghe liste d'attesa. A Berlino, ad esempio, una città di 3,7 milioni di abitanti, esiste un solo centro di consulenza per le vittime di stupro, con meno di nove dipendenti e un tempo medio di attesa di due mesi per fissare una seduta.

Il rapporto ha evidenziato casi ancora troppo numerosi di diritti di custodia e di visita concessi a padri violenti, senza tenere sufficientemente conto dei problemi di sicurezza delle donne. La frequente mancata concessione degli ordini di protezione può compromettere la sicurezza della vittima e dei suoi figli.

Persistono nella magistratura tedesca stereotipi di genere dannosi e atteggiamenti di colpevolizzazione delle vittime: il GREVIO è stato informato da avvocati attivi nel campo della violenza domestica che il fatto di commettere violenza sessuale contro un ex o attuale coniuge/partner tende a essere considerato un fattore attenuante piuttosto che un'aggravante, nonostante la Corte federale di giustizia abbia affermato il contrario.

Urgente è migliorare la formazione dei professionisti che si occupano di donne e ragazze vittime di violenza. Quasi tutte le accademie di polizia a livello di Stati federali offrono unità di formazione sulla gestione della violenza domestica, ma i gruppi per i diritti delle donne e gli esperti attivi sul campo hanno indicato che queste conoscenze sono troppo basilari e non sempre vengono applicate nella pratica. Sarebbe, quindi, necessaria una formazione più approfondita, non solo sulla violenza domestica e le sue dinamiche, compresa la sua natura di genere, ma anche più specificamente sulla violenza sessuale e su come rispondere alle vittime.

Persistono anche problemi di sicurezza per le donne e le ragazze richiedenti asilo nei centri di accoglienza collettiva e di alloggio, che non dispongono di un numero sufficiente di consulenti specializzati e di sostegno. "Grave la preoccupazione" per le accuse di pericolo che le organizzazioni che rappresentano il punto di vista delle donne richiedenti asilo hanno espresso: dormitori senza serratura, dormitori misti, scarsa illuminazione, mancanza di stanze sicure, abusi da parte del personale di sicurezza e cattiva gestione degli episodi di molestie e abusi da parte di residenti maschi, compresa la mancata esecuzione di ordini di protezione contro coniugi violenti.

Di qui le indicazioni del GREVIO alle autorità tedesche:

  • Introdurre un sistema di revisione degli omicidi domestici, per analizzare tutti i casi di uccisioni di donne basate sul genere, con l'obiettivo di identificare eventuali carenze nelle risposte istituzionali alla violenza contro le donne.
  • Migliorare la cooperazione tra i tribunali familiari e i servizi specializzati che assistono le vittime e i loro figli nei procedimenti riguardanti l'affidamento e i diritti di visita.
  • Aumentare la disponibilità di case rifugio e di centri di riferimento per le crisi di stupro/violenza sessuale con un'adeguata distribuzione geografica in tutto il Paese e garantire che tutte le donne vittime di violenza abbiano accesso gratuito a case rifugio dedicate alla violenza domestica.
  • Creare uno o più organismi nazionali di coordinamento pienamente istituzionalizzati e incaricati di svolgere tutte le funzioni previste dal trattato, dotati delle necessarie risorse finanziarie e umane.
  • Assicurare che tutti i professionisti che si occupano delle vittime o degli autori di violenza coperti dalla Convenzione di Istanbul ricevano una formazione per identificare e rispondere a tutte le forme di violenza contro le donne.
  • Assicurare che le donne e le ragazze richiedenti asilo che vivono nei centri di accoglienza abbiano accesso a servizi di supporto adeguati.
  • Valutare la necessità di ulteriori servizi di supporto per le vittime di matrimoni forzati.
  • Garantire che i servizi specializzati si rivolgano anche alle donne LBTI.

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L’esito dei rapporti del GREVIO è la dimostrazione di come le recenti Convenzioni internazionali riescano a costituire effettivo ed efficace strumento di cambiamento solo laddove sia previsto un meccanismo adeguato di monitoraggio e verifica della relativa applicazione: sguardo esterno e imparziale, che consente anche una significativa comparazione tra legislazione e prassi degli Stati firmatari.

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